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Comunicato Commissione Sindacale FdCA: La crisi non è un flagello biblico mandato dal cielo
Czytelnik CIA, Śro, 2009-03-04 11:07 Inne językiComunicato Commissione Sindacale FdCA: La crisi non è un flagello
biblico mandato dal cielo
La crisi non è un flagello biblico mandato dal cielo, ma un lucido
attacco alle condizioni di vita dei lavoratori.
Non serve pregare, è necessario rilanciare il conflitto sindacale dal
basso, fabbrica per fabbrica, città per città.
Una crisi a macchia di leopardo sta insidiando e distruggendo risorse
produttive, occupazione e reddito in diverse parti dell'Italia, dando
luogo all'espulsione dai luoghi di lavoro dei soggetti più deboli
(lavoratori immigrati, a tempo determinato, a progetto...) ed alla
messa in cassa integrazione e/o mobilità dei lavoratori a tempo
indeterminato. Il processo è in corso e non è vicino alla sua fine.
Nel settore pubblico, la scelta di ricorso massiccio al lavoro
precario negli anni passati si sta ora trasformando tragicamente in
una altrettanto massiccia produzione di disoccupazione, con la mancata
stabilizzazione dei posti di lavoro.
Cresce così esponenzialmente il numero di lavoratrici e lavoratori su
cui grava un forte ridimensionamento del potere d'acquisto dei salari,
degli stipendi e delle pensioni, mentre resta una preoccupante
situazione debitoria delle famiglie verso banche ed istituti
finanziari per debiti contratti per mutui casa, spese sanitarie, spese
per l'istruzione dei figli, per i consumi quotidiani. Debiti difficili
da restituire e ulteriori eventuali necessari mutui difficili da
ottenere dalle banche, preoccupate molto più della loro dimensione
patrimoniale che dell'assicurare credito accessibile a lavoratori
sempre più impoveriti.
Se le banche chiedono protezione al governo, se la Confindustria
chiede ulteriori sgravi fiscali al governo, da parte sua il governo di
destra chiede a centinaia di migliaia di lavoratori di farsi carico
della crisi - pregando magari sulla Bibbia, come dice il ministro
Tremonti - ma senza mettere in atto interventi di sostegno ai redditi.
Anzi, dall'estate 2008 ad oggi, l'esecutivo di Berlusconi si è
impegnato in provvedimenti ed accordi -come quello sul nuovo modello
contrattuale con CISL-UIL-UGL e associazioni datoriali- che
prefigurano una uscita dalla crisi con un paese afflitto da una
precarietà lavorativa e sociale diffusa e da un livello dei salari
spinto ulteriormente verso il basso, approfittando del ritorno alle
gabbie salariali che si nasconde all'interno del nuovo modello
contrattuale.
Dalla Legge Finanziaria ai provvedimenti sulla decontribuzione sulla
produttività e detassazione degli straordinari, dai migliaia di tagli
dei posti nella scuola al blocco delle assunzioni a livello statale e
regionale, dall'accanimento contro i lavoratori pubblici per le
malattie e le pensioni, fino ai provvedimenti liberticidi sul diritto
di sciopero per soffocare il sindacalismo conflittuale, il governo ha
aggiunto sale sulle piaghe aperte dalla crisi, ritenendo evidentemente
che all'uscita dal tunnel il movimento dei lavoratori in Italia sarà
così indebolito ed impoverito da non poter più riprendersi e
riorganizzarsi, complice il ruolo di sindacati quali la CISL, la UIL e
l'UGL.
Un governo che preferisce spendere in interventi sulla sicurezza, sul
nucleare ed a salvare le banche, si limita a trasferire risorse alle
Regioni per gli ammortizzatori sociali, ma non intende prendere in
considerazione lo stanziamento di risorse nuove per tutti i lavoratori
espulsi dai luoghi di lavoro.
In questa durissima situazione, dopo due decenni di condizionamenti a
risolvere in maniera individuale i problemi di lavoro, vanno accolte e
valorizzate tutte le espressioni collettive, organizzate e solidali,
da parte dei lavoratori che cercano di difendersi dalla crisi, dalle
serrate padronali, dai provvedimenti liberticidi del governo. Così la
lotta dei lavoratori dell'INSE di Milano, della FIAT a Pomigliano
d'Arco, le manifestazioni di Torino e di altre città sono un segnale
di reattività e di resistenza a ciò che viene dipinto come inevitabile
ed ineluttabile.
In questa congiuntura storica, il ruolo della CGIL (pur divisa al suo
interno) e del sindacalismo di base, insieme all'azione spontanea di
gruppi di lavoratori auto-organizzati, diventa decisivo per dare voce,
espressione e rappresentanza sociale alle migliaia e migliaia di
lavoratori colpiti dalla mannaia della crisi e da un governo che non
lancia salvagenti.
Le prossime mobilitazioni annunciate dalla CGIL (manifestazione del 4
aprile contro il nuovo modello contrattuale e lo sciopero nella
scuola/università il 18 marzo), quelle annunciate dal sindacalismo di
base (manifestazione il 28 marzo e sciopero generale il 23 aprile),
opportunamente valorizzate da un percorso di condivisione delle scelte
di lotta che ottenga il mandato democratico dai luoghi di lavoro,
vanno sostenute ed allargate oltre la sola dimensione sindacale per
farne occasione di protesta e di dimostrazione di dissenso organizzato
verso le scelte industriali e governative.
Non pagheremo noi la loro crisi! No ai licenziamenti ed alla cassa
integrazione, reddito minimo garantito ed indennità per le vittime
della disoccupazione, lavorare meno a parità di salari, aumenti
salariali sganciati dalla produttività, controllo dal basso sulla
contrattazione e risposta assembleare al fascismo aziendale.
Commissione Sindacale
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
Cremona, 1 marzo 2009
(presso il CSA Kavarna, Via Maffi, località Il Cascinetto, con la
partecipazione di lavoratori/trici ed attivisti/e sindacali dall'Emila
Romagna, Lombardia, Marche; contributo telefonico dalla Liguria)